Riapre finalmente la stazione del Divino Amore?

Foto della Vecchia Stazione

Resoconto della Assemblea Pubblica presso il circolo Pd riguardante la situazione della Stazione FS del Divino Amore, avvenuta il giorno 27 settembre 2023, alle ore 18,30 alle ore 20,00.

Presenti l’assessore alla mobilità del Comune di Roma Eugenio Patanè, la presidente del IX Municipio, Teresa Maria Di Salvo ed alcuni simpatizzanti del PD del locale circolo, oltre alcuni ospiti, cittadini del municipio, come il sottoscritto.

L’assessore Patanè inizia la sua narrazione con la storia della politica della mobilità degli ultimi decenni, naturalmente targata Pd, visto che è assessore del Pd.

Dalla “Cura del Ferro” di Walter Tocci al giorno d’oggi. Un racconto anche troppo prolungato dei passanti ferroviari, delle metropolitane, delle nuove linee ferroviarie urbane e così via.

Un piccolo spot elettorale che non fa mai male ad un politico, ma un po’ tedioso ed inutile da ascoltare.

La sostanza è che oggi la giunta comunale vuole chiudere il famoso anello ferroviario che è rimasto in parte sulla carta.

Previste vari lavori: dai raddoppi delle linee per Guidonia e per Bracciano ad altri interventi.

Quello che interessa gli abitanti della zona Falcognana/Divino Amore/Castel Di Leva è la costruzione di una nuova Fermata/Stazione ferroviaria del Divino Amore, prevista in prossimità della vecchia stazione, che chiuse i battenti nel lontano 1963, per favorire le linee bus di un rampante imprenditore, ben ammanicato coi politici.

Le figure si riferiscono alla vecchia stazione.

L’intervento fa parte di un piano che prevede la costruzione di 8 nuove stazioni, delle quali le tre che avranno la priorità sono quella del Pigneto, di Massimina e appunto del Divino Amore.

A differenza di qualche notizia girata in questi giorni, il finanziamento di queste opere è già stato stanziato con un accordo tra il Comune di Roma ed FS, insomma i soldi ci sono.

La Stazione (o la Fermata, non si è capito bene qual’è la parola giusta da usare) consisterà, tra

l’altro, in una sala d’aspetto ed un parcheggio di circa 120 posti.

Il comune si impegna a stanziare fondi per le opere accessorie.

A che punto siamo?

Terminata la fattibilità tecnico economica, mancano due importanti tasselli prima della inaugurazione:

1) la Conferenza di servizi

2) l’esecuzione dell’opera

A quel punto per inaugurare l’opera mancherà solo la stipula di un Contratto di Servizi tra la Regione Lazio e Trenitalia.

Se non ci saranno intoppi, è prevista l’inaugurazione nel 2026.

L’assessore Patanè ha chiesto poi un applauso ai presenti per il lavoro fatto, Personalmente ho detto che applaudirò solo a stazione finita e funzionante, ne abbiamo viste e sentite troppe in questi anni…i politici promettono sempre ma raramente mantengono.

Patanè ha risposto poi ad alcune domande dei presenti.

Gli interlocutori per la realizzazione dell’opera sono La Stazione Appaltante (una società partecipata FS) e l’Assessorato alla Mobilità del Comune di Roma.

Patanè prevede tra un paio di mesi l’apertura di un sito dove si potranno vedere pubblicamente a che punto stanno delle varie fasi dei lavori.

Inoltre, ai molti che obiettavano che i 120 posti di parcheggio sembrano pochi, Patanè ha detto che tale parcheggio dovrebbe servire soltanto agli abitanti della zona e non come nodo di scambio di un territorio più ampio, quindi il numero dei posti non può essere troppo elevato. Però ha promesso di rivederlo leggermente al rialzo.

Ho posto la mia domanda riguardante l’inceneritore di Pomezia, opera dannosa in quanto portatrice di nuovo inquinamento da polveri sottili e da sostanze tossiche, opera che inoltre creerà nuovi gravi problemi di traffico sull’Ardeatina, già oggi invasa da un gran numero di mezzi pesanti che vanno e vengono, nonostante alcuni divieti, rimasti inapplicati. L’inceneritore di Pomezia creerà un forte aumento del traffico in gomma, con una moltitudine di mezzi pesanti che porteranno i rifiuti, per lo più maleodoranti, da Roma a Pomezia, ritornando scarichi.

Da qui la mia domanda all’assessore alla Mobilità Patanè:

Cosa pensate di fare riguardo all’aumento previsto del traffico sull’Ardeatina e sulle strade circostanti?

Risposta lapidaria:

NESSUNA RISPOSTA

L’assessore, molto imbarazzato, ha fatto finta di dimenticarsi la domanda ed ha glissato.

Questa non risposta è più chiara di qualsiasi altra risposta!

Comunque, per quanto riguarda la Stazione (o Fermata) del Divino Amore finalmente c’è una concreta speranza che si faccia. L’importante è che i diversi schieramenti politici, a parole tutti d’accordo, remino tutti nella stessa direzione sia al Comune di Roma, a guida centrosinistra, sia alla Regione Lazio, a guida centrodestra.

Ai cittadini il compito di tenere sott’occhio la situazione e spingere per arrivare alla agognata conclusione, ovvero avere una stazione/fermata al Divino Amore in modo che gli abitanti di Falcognana/Divino Amore/Castel di Leva possano prendere il treno per andare a Roma Termini, evitando gli ingorghi di traffico con auto o con bus, su una Ardeatina sempre più incasinata.

E se mettessimo le frecce tricolori sui deltaplani parapendii?

L’incidente di Torino ha creato delle polemiche sul fatto se sia giusto o meno fare questi spettacoli aerei all’interno delle città in vicinanza di zone piene di cittadini.

La squadriglia delle frecce tricolori è composta da 10 velivoli Aermacchi MB.339A , aerei addestratori di grande manovrabilità. Opera in manifestazioni in giro per il mondo e tiene alto il prestigio dell’Italia. Però, a che prezzo?

C’è un prezzo economico, il costo e l’ammortamento degli aerei, il costo del personale addetto, il costo del kerosene necessario per il loro funzionamento ed il costo della manutenzione.

E poi c’è un possibile costo umano, gli incidenti durante le manifestazioni aeree sono frequenti e causano molto spesso vittime civili.

Ed ora io mi domando, provocatoriamente, lo riconosco.

Perchè non sostituire gli aerei delle Frecce Tricolori con dei deltaplani da parapendio, senza motore, che sfruttano solo la spinta del vento?. Sarebbero sicuramente ecologici, economici, non consumerebbero carburante, niente inquinamento, né dell’aria e neanche inquinamento acustico, e potrebbero comunque volteggiare con fumogeni tricolori.

In caso di incidenti, a meno che il deltaplano non cada sulla testa di qualcuno, il rischio per i civili e praticamente nullo ed, essendo il mezzo poco complesso. anche il rischio di avarie è molto basso. Se il pilota incontra uno stormo di uccelli non c’è un motore che esploda ma al massimo il pilota gli fa ciao ciao con la manina.

Io l’ho buttata lì, capisco che per molti sembri una bestemmia, ma trovo che eliminare i rischi e le spese superflue, specialmente in un momento dove tagliano le spese sociali, quelle per la scuola e la sanità pubblica, anche un piccolo risparmio sarebbe uno splendido segnale da parte dei nostri governanti. I quali una cosa del genere non la faranno mai, anche perché il ministro Crosetto ha avuto molti importanti incarichi in passato con Leonardo ed è proprio a Leonardo che l’aereonautica militare italiana, commissionerà a breve i nuovi velivoli per le frecce tricolori. L’ennesima spesa inutile di cui non avevamo bisogno…

L’invenzione della neve

Ormai il cinema Italiano sembra che sia soltanto Pierfrancesco Favino e Tony Servillo, Paolo Sorrentino e pochi altri.

Bravi, talvolta bravissimi, talvolta sopravvalutati.

Ma non rappresentano in toto il cinema italiano.

C’è dell’altro, che non è spinto dalle grandi produzioni o dalla notorietà dei protagonisti.

Facciamo un esempio recentissimo: il film “L’Invenzione della neve”, appena uscito nelle sale italiane. Regista, Vittorio Moroni, sconosciuto ai più, produzione indipendente, attori per lo più sconosciuti al grande pubblico, sceneggiatura molto particolare.

Un film di rara bellezza, con attori che non hanno nulla a che invidiare con certi attoroni sopravvalutati, condotti da un regista che è riuscito a trarre il meglio dalla loro interpretazione.

Un film forte, controcorrente, che non racconta il solito schema americano, coi personaggi “buoni” e quelli “cattivi”. Qui si gioca con un chiaro-scuro che rende tutti i personaggi bivalenti, a cominciare dalla protagonista, una strordinaria Elena Gigliotti, la cui energia interpretativa ed emozionale trascina anche gli altri attori, a cominciare da Alessandro Averone e poi Anna Ferruzzo, Anna Bellato, Eleonora De Luca e Carola Stagnaro.

Il film è stato girato in soli 18 giorni, con l’idea di fare delle riprese continue, senza interruzioni, per la durata di almeno 30 minuti, senza mai interrompersi nel caso ci fosse qualche “inciampo”. Questi “inciampi” sono diventati parte integrante del film, rendendolo più vivo e autentico.

Il regista ha spinto gli attori, grazie anche al fondamentale lavoro certosino dell’Actor Coach Rosa Morelli, a dare forme proprie ai personaggi superando la stessa sceneggiatura e gli stessi dialoghi prefissati, creando e ricreando sempre nuove relazioni. Insomma per quei trenta minuti gli attori scomparivano e misteriosamente si trasformavano nei personaggi. La magia del Cinema ricreata alla perfezione.

Non spoilero la trama, perché è un film che merita di essere visto senza preconcetti o aspettative.

Quello che ho ricevuto io dal film è stata una emozione fortissima ed una identificazione nei confronti di un personaggio, fragile, forte, ambiguo, innocente, colpevole, disperato, romantico, cinico, sensibile, duro, nello stesso tempo.

Ho visto il film alla prima romana al cinema Barberini con la presenza dell’intero Cast. Inizio del film ore 22 e dopo il film, dibattito. Per come sono io, che ahimè in genere vado a letto alle 22, poteva essere una serata di grandi sonni. Invece sono rimasto fino a circa l’una e mezza di notte, partecipando al dibattito, con uno spirito che era tutto meno che assonnato.

Insomma invito tutti quelli che leggeranno queste righe ad andare a vedere il film, penso proprio che ne valga la pena!!

Partecipanti al Film:

Regia: Vittorio Moroni

Sceneggiatura: Vittorio Moroni, Igor Brunello e Luca De Bei.

Animazioni: Gianluigi Toccafondo

Fotografia: Massimo Schiavon e Andrea Caccia

Suono presa diretta: Gianluigi Gallo

Microfonista: Daniele Sosio

Actors coach: Rosa Morelli

Organizzatore: Davide Barletti

Scenografia: Egle Calò

Costumi: Angela Tomasicchio

Trucco: Adriana Apruzzo

Musica Originale: Mario Mariani

22 anni fa l’11 settembre…

Sono ormai passati 22 anni da quella tragica giornata del 11 settembre 2001.

Erano circa le 14, 45 circa ore italiane, a New York erano le 8,45, quando avvenne il primo schianto dell’aereo del volo 11 dell’American Airlines-

Io lavoravo a casa e seguii dalla telegiornali tutte le varie fasi successive all’attacco delle torri gemelle. Vidi praticamente in diretta il secondo aereo, quello del volo 175 dell’United Airlines ,colpire la torre gemella che ancora era intatta, e rimasi sconcertato da tutta la serie degli eventi.

Stasera LA7, nel programma Atlantide, ha trasmesso il filmato di quelle tragiche ore, filmato che avvalla la versione ufficiale dei fatti.

Alcune cose sembrarono incredibili già allora, vedendole “dal vivo” e lo sono ancora oggi a 22 anni di distanza, anche riguardando la cosiddetta “versione ufficiale”

1) La durata dei quattro dirottamenti, dal primo all’ultimo, fu di poco più di un’ ora. Ebbene durante quel lasso di tempo , la difesa aerea della nazione più potente del mondo fece alzare in grande ritardo due caccia intercettori che arrivarono troppo tardi per intercettare i due aerei che colpirono le torri gemelle, e che nel frattempo erano andate tranquillamente a bersaglio, e poi ritornarono alla base. Per gli altri due aerei dirottati non venne neanche allertato il NORAD, che era appunto il comando della difesa aerea USA. E quindi, dopo il disastro delle torri gemelle, uno dei due aerei superstiti si schiantò “tranquillamente” sul Pentagono, mentre l’altro precipitò solo per il coraggio dei passeggeri che tentarono di mettere fuori combattimento i dirottatori.

2) Le cronache successive narrarono che i dirottatori avevano studiato i primi rudimenti del volo su piccoli aereoplani con risultati, a detta dei loro istruttori, alquanto scarsi. Eppure gli aerei che colpirono i vari bersagli, soprattutto quello che colpì il pentagono, che dovette fare una curva ad alta velocità e a bassissima quota con un aereo pesante come il boing in questione, manovra che sarebbe risultata difficile anche per un pilota militare.

3) Il crollo dei tre edifici fu clamoroso. Prima mai nessun edificio in acciaio era crollato per cause di incendio. La meccanica del crollo è sembrata, a tutti gli esperti, la classica meccanica della demolizione controllata. Nei filmati si vedono una serie di sbuffi, in corrisponenza del momento del collasso delle strutture, che sono molto simili a quelli provocati dalle cariche che usate appunto per le demolizioni controllate. “Gli Ingegneri e gli Architetti per la verità sull’11 settembre”, un nutritissimo gruppo di specialisti nel settore dell’ingegneria strutturale, ha fatto, nel corso degli anni, studi approfonditi, che hanno smentito la versione ufficiale che sosteneva e sostiene ancora oggi che i crolli fossero causati dagli incendi provocati dagli aerei. Tra l’altro, a sostegno della demolizione controllata, c’è la presenza di rottami metallici che si sono fusi a temperature altissime compatibili soltanto con l’utilizzo di esplosivi ad alta temperatura. (“Active Thermitic Material Discovered in Dust from the 9/11 World Trade Center Catastrophe” Niels H. Harrit, Jeffrey Farrer, Steven E. Jones, Kevin R.).

4) Tanta incapacità della difesa e dei servizi segreti USA “prima e durante gli attentati” quanto incredibile velocità nel trovare i nomi dei colpevoli. Dopo pochi minuti fu fatto il nome di Osama Bin Laden e nel giro di poche ore, nella zona del Ground Zero, in qull’inferno di fuoco e di polvere, si ritrovò, intatto, il passaporto di uno dei dirottatori. Una delle tante “strane” coincidenze dell’11 settembre.

Una incredibile inefficienza della difesa aerea e dei servizi segreti prima e durante gli attacchi e una altrettanto incredibile efficienza nel trovare i colpevoli praticamente subito dopo i fatti. E infatti più di uno pensarono alla sindrome di Pearl Harbour, ovvero l’attacco giapponese alla basae navale usa che provocò l’entrata in guerra degli USA. Sembra che gli americani avessero saputo dei piani dei giapponesi ma li lasciarono fare in modo da avere poi la scusa per entrare in guerra. Dop l’11 settembre in quattro e quattr’otto gli USA partirono per la guerra in Afganistan proprio come se già fosse tutto ampiamente programmato.

Queste sono le quattro riflessioni che mi vennero spontanee nell’immediatezza dei fatti e che man mano trovarono conferme nella narrazione “alternativa” alle versioni ufficiali.

Si parla sempre di “complottismo” come di una narrazione che racconta balle e fake news per chissà quali motivi. Invece il primo e principale motivo di questa narrazione “alternativa” era ed è che le versioni ufficiali sull’11 settembre hanno fatto acqua da tutte le parti.

Le inchieste di Massimo Mazzucco, il film Zero con Giulietto Chiesa, le ricerche e gli studi del gruppo di Ingegneri ed Architetti per la Verità sull’11 settembre hanno riempito di punti interrogativi e di smentite le vacillanti versioni ufficiali.

Domani c’è l’anniversario, quante balle ascolteremo, come tutti gli anni, da parte dei media “ufficiali”, voce narrante del Potere Amerikano?