Oggi, 23 maggio 2020, tutta Italia o quasi è unita nel ricordo di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
L’unione nel ricordo di Giovanni Falcone sarebbe una cosa meravigliosa, peccato che nel coro ci siano tantissime voci stonate, sono le voci di chi ha partecipato alla uccisione di Falcone, non solo e tanto l’uccisione fisica, ma di quella mediatica, istituzionale, politica.
Iniziamo dalla politica. Gran parte della politica ha remato contro Falcone. O dichiaratamente o tra le righe. A parte Claudio Martelli, a cui va dato atto di aver ridato una dignità al ruolo di Giovanni Falcone nell’ultimo periodo della sua vita, quando lo volle al ministero della giustizia per tirare i fili dall’alto alla lotta contro la mafia, a livello nazionale ed internazionale.
Falcone era noto in molte parti del mondo per la sua capacità di fare indagini anche a livello finanziario ed internazionale. Aveva collaborato con Carla Dal Ponte, giudice svizzero, per un’inchiesta sul riciclaggio in Svizzera dei soldi della mafia e con alcuni magistrati statunitensi, tra cui Rudolph Giuliani, per l’inchiesta “Pizza Connection” che vide la condanna, tra gli altri, di Gaetano Badalamenti, grazie la testimonianza di alcuni pentiti, di cui il principale era Tommaso Buscetta. Buscetta si rifiutò sempre di fare i nomi a Falcone della cupola politica della mafia, dicendo che se li avesse fatti, sarebbero stati nomi così clamorosi ed importanti che sia lui che Falcone avrebbero perso di credibilità.
E la politica tirava addosso a Falcone. Quasi mai direttamente ma quasi sempre agiva “di sponda”. Ricordiamo una puntata del Maurizio Costanzo Show dove Leoluca Orlando Cascio, Alfredo Galasso (all’epoca della RETE) e Totò Cuffaro sparano a zero su Falcone, accusato di prendersela con alcuni notabili DC. All’epoca la DC era il principale punto di riferimento politico della mafia. Non l’unico, perchè la tattica della mafia è stata sempre quella di puntare contemporaneamente su più cavalli, in modo da avere sempre un referente politico sulla cresta dell’onda.
Naturalmente, questi sono piccolissimi esempi mediatici, le problematiche erano molto più profonde. Falcone fu ucciso la prima volta quando doveva prendere il posto di Antonio Caponnetto, l’inventore del pool antimafia, come Nuovo Consigliere Istruttore a Palermo. A lui, che era stato uno dei principali artefici del Maxiprocesso, gli fu preferito un oscuro magistrato, Anonino Meli, del tutto inesperto in inchieste di mafia. Il CSM ribaltò qeullo che era l’opinione comune, cioè che solo Falcone avesse la competenza di prendere questo incarico. Falcone riamse colpito da questo smacco, Borsellino parlò espressamente di alcuni “giuda” del CSM che avevano tradito la cuasa antimafia. Tra loro sicuramente c’erano elementi togati ed elementi politici.
Del resto dalle sponde radicali c’era un Leonardo Sciascia che, facendo riferimento a Falcone, parlava di “professionisti dell’Antimafia”. Ecco che l’elenco dei nemici di Falcone di allarga sempre di più. Tra politici che navigavano notoriamente in acque mafiose, quelli che facevano i garantisti coi boss (e lo fanno tuttora) e quelli che facevano l’opposto di quello che dicevano, ecco un quadro estremamente ostile che porterà l’isolamento anche istituzionale di Giovanni Falcone.
E i colleghi giudici? Ricordate il “CORVO” della Procura di Palermo? Non si ebbe mai con certezza il nome, ci furono dei sospetti, ma il caso si chiuse senza nessun processo. E i servizi segreti? Il caso Contrada?
C’erano delle talpe a Palermo, erano giudici, poliziotti, gente dei servizi segreti, che riportavano le notizie a vertici istituzionali di Roma.
Ma dei nomi eccellenti della politica italiana che erano gravemente collusi con la mafia, che ricoprivano all’epoca le più alte cariche istituzionali, primi ministri, ministri, presidenti della repubblica, ecc, l’unico che subì un processo fu Giulio Andreotti.
Ma andiamo avanti con GLI IPOCRITI CHE OGGI PIANGONO GIOVANNI FALCONE.
Ci vogliamo mettere anche molti cittadini di Palermo, che all’epoca del maxiprocesso, si lamentavano ogni giorno delle scorte dei giudici che sfrecciavano nelle vie di Palermo col mitra in mano? Molti di loro manifestarono contrarietà contro i giudici che rischiavano ogni giorno la vita per la libertà di tutti.
Il 21 giugno del 1989 sugli scogli dell’Addaura si ritrovò un borsone esplosivo pieno di esplosivo, indirizzato a Falcone ed a Carla Del Ponte, che erano riuniti in quella località per alcune inchieste comuni. L’attentato era preparato in vista di un possibile bagno a mare in una pausa di lavoro,. Fallì solo perchè non ci fu nessun bagno a mare, come era stato previsto. Anche qui era evidente la presenza di talpe molto vicine a Falcone. Ma i media ribaltarono tutto, si disse era un finto attentato creato ad arte da Falcone stesso. Era il metodo mafioso: finchè non riesci ad uccidere il tuo nemico lo delegittimi. Ricordo a questo lo sfogo amaro di Falcone stesso, durante una intervista:
Ho ritrovato questo discorso di Paolo Borsellino, il suo ultimo discorso pubblico, che ben spiega quello che abbiamo detto precedentemente, parlando dei “Giuda” che avevano tradito Giovanni Falcone, e di altre cose gravissime una parte delle istituzioni, come l’ “aggiustamento” di alcuni processi da parte della Corte di Cassazione:
Infine vi voglio far vedere una chicca che ho scoperto per caso, bellissimi di ricordi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino:
Torniamo al titolo del post: ipocrisia.
Sì, perchè ancora oggi, parte dello Stato, delle Istituzioni, dei politici e dei media, sarebbe ancora oggi i “Giuda” che hanno tradito Giovanni Falcone. Non è cambiato quasi niente. La mafia esiste ancora ed è ben inserita nei luoghi di potere, quelli che contano.
E’ inutile fare nomi. Basta vedere le inchieste giudiziarie, le storie di certi personaggi, i collegamenti mafia-affari-massoneria-politica e via di seguito…
Ci sono dentro ancora politici, magistrati, poliziotti, servizi segreti, pezzi delle istituzioni, giornalisti…
La mafia è una montagna di merda…