Perfect days di Wim Wenders

E’ un bel film che cerca di spiegare il senso della vita nella ritualità apparentemente banale delle piccoli gesti quotidiani. Il protagonista è un bravissimo attore giapponese, Koji Yakusho.

Hirayama fa un lavoro umile, ma lo svolge con una precisione ed una dedizione tipicamente giapponese, quasi con eleganza. Ogni gesto quotidiano si ripete giorno per giorno, all’inizio sembra apparentemente freddo e scostante, ma è solo per il fatto che è sempre molto concentrato su sé stesso. Invece alcuni incontri ed alcune situazioni ce lo mostrano attento agli altri e capace di slanci, sotto una scorza di indifferenza e quasi freddezza nasconde attimi di forte empatia col mondo che lo circonda.

Amante delle piante e della natura, la sua vita viene scandita settimanalmente in modo uguale, mangia le stesse cose negli stessi posti, incontra le stesse persone, dal momento della sveglia a quello dell’andare a letto tutto si ripete, salvo quando alcune persone riescono a penetrare nel suo mondo particolare, facendogli porre degli interrogativi sulla vita che fa e sul fatto se sia o no felice. Ma tutto è sottotraccia, appena accennato.

Nella sua modestia economica, tiene molto alla qualità della sua vita, legge molto, ama la musica, coltiva delle piante, quotidianamente, dopo il lavoro, va in un un bagno pubblico per lavarsi e rilassarsi con idromassaggio. Si vuole bene.

La sua lentezza nel fare le cose rispetto alla corsa della vita moderna è pari al suo utilizzo di tecnologia analogica, piuttosto che digitale. Non usa quasi mai il telefonino, fa le foto con una vecchia macchina con pellicola, ascolta vecchie cassette di musica degli anni 60/70/80. Usa quando può la bicicletta, mentre la macchina viene usata per spostarsi quando lavora con l’attrezzatura necessaria.

Allo spettatore viene data una visione molto realistica di Tokyo, fatta di superstrade e grattacieli ma anche di giardini e luoghi a misura umana.

Da notare una bellissima colonna sonora che sottolinea i momenti più emozionanti del film. Dal pezzo che da quasi il titolo al film, Perfect Day, di Lou Reed, vari pezzi degli Animals, di Patty Smith, Rolling Stones, ecc ecc

Un film che parte molto lento, forse anche troppo, nella prima mezz’ora ma che man mano acquista maggiore ritmo e cattura in maniera crescente l’interesse dello spettatore. Il finale è aperto, nel senso che di fronte ai fatti della vita che gli si pongono davanti man mano non si riesce a capire se prevalga la felicità per come la sta vivendo o se gli manchi qualcosa, forse un grande amore, che pure forse esiste nelle pieghe della sua vita.

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